L’ITALIA PERDE ACQUA: RISORSE INSUFFICIENTI

L’ITALIA PERDE ACQUA: RISORSE INSUFFICIENTI

L’Italia disperde quasi la metà (47,6%) dell’acqua prelevata per uso potabile: il 42% solo nelle reti di distribuzione, 10 punti percentuali in più rispetto a 10 anni fa e il doppio della media europea (23%). Le nostre infrastrutture idriche sono obsolete, con il 60% che ha più di 30 anni e il 25% più di 50. E ciò dipende anche da un tasso di investimenti inadeguato: 46 euro per abitante all’anno, meno della metà della media europea, collocando così il Belpaese in fondo alla graduatoria dell’Unione, davanti solo a Malta e Romania.

Questi dati provengono dall’Osservatorio della Community valore e acqua per l’Italia, la piattaforma attivata da The European House-Ambrosetti dal 2019 e dedicata alla gestione di questa risorsa come driver di competitività e sviluppo industriale sostenibile. Sono dati tanto più allarmanti di fronte al cambiamento climatico e al riscaldamento del pianeta, con cui anche il nostro Paese deve fare i conti. Da qui, l’esigenza di ricorrere alle risorse messe a disposizione dal Piano pluriennale Next generation Ue (191,5 miliardi a noi riservati su un totale di 750).

Ma lo stanziamento previsto nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per la tutela del territorio e la risorsa idrica ammonta complessivamente ad appena 7,8 miliardi di euro, pari a 1,3 miliardi all’anno. E questa “voce” comprende diverse attività, tra cui: gestione del rischio alluvionale e idrogeologico, sicurezza dell’approvvigionamento idrico, riduzione delle perdite, monitoraggio e previsione dei cambiamenti climatici. “Si tratta purtroppo di risorse non sufficienti per colmare il gap infrastrutturale italiano”, osserva Valerio De Molli sul Sole 24 Ore. Per garantire una copertura adeguate rispetto alle attuali criticità, a suo avviso, sarebbero necessari altri 4 miliardi di euro all’anno: in pratica, il triplo di quanto previsto.

A titolo di esempio, gli stessi consulenti di The European House-Ambrosetti calcolano che i 4,4 miliardi destinati dal Pnrr al servizio idrico, pari a 730 milioni addizionali all’anno, corrispondono solo al 20% dell’ammontare necessario per allinearsi alla media europea. A tutto ciò s’aggiunge la lunghezza dell’iter autorizzativo per realizzare nuove infrastrutture e i ritardi provocati dalle contestazioni contro i nuovi impianti. Secondo l’Osservatorio della Community, i tempi stimati per la progettazione di un’opera idrica dovrebbero essere di 590 giorni, mentre in realtà si arriva a 1.080, coinvolgendo fino a 15 soggetti ed enti diversi.

 

 

 

Share this: