Le nostre chiese antiche sono in agonia. A metà del Seicento, il monaco cistercense Ferdinando Ughelli pubblicò la sua monumentale Italia Sacra in nove volumi: un inventario storico e artistico delle biblioteche, degli archivi e delle chiese disseminate nella Penisola. A quasi quattro secoli di distanza, quello straordinario patrimonio nazionale va in rovina. E il caso più eclatante è quello della Maddalena di Aversa (provincia di Caserta, Campania) denunciato recentemente dallo storico dell’arte Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano. Ma, purtroppo, non è l’unico e rappresenta la classica punta di un iceberg fatto di degrado e di abbandono.
Costruita nel 1269 come chiesa di un ospedale per lebbrosi, trasformato poi nel Quattrocento in convento francescano e nell’Ottocento in manicomio, oggi la Maddalena cade a pezzi a causa della mancanza di manutenzione e dei furti a cui è esposta. L’associazione “in Octabo” ha diffuso perciò un’impressionante documentazione fotografica che documenta questo scempio. Ora la statua di San Paolo, un capolavoro di Giovanni da Nola e Giovan Domenico D’Auria, non si trova più in una nicchia nella navata di destra ma giace a terra supina: “È evidente – avverte l’associazione – che qualcuno ha cominciato a smontare l’altare per trafugarlo quando ci saranno le condizioni favorevoli, magari approfittando delle vacanze estive durante le quali la città si svuota”. E lancia un allarme: “Dobbiamo impedirlo con ogni mezzo. All’erta”.
Nel suo articolo, Montanari riferisce anche di una lettera ricevuta da Riccardo Naldi, professore di Storia dell’arte moderna all’Orientale e tra i massimi studiosi della scultura rinascimentale napoletana: “Oggetto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso di sistematiche spoliazione – scrive Naldi – la chiesa ormai si presenta come un vero e proprio scenario di guerra. Il tetto in legno è completante crollato; l’edificio è a cielo aperto. Per puro miracolo, sono rimasti in piedi l’atrio e il presbiterio che conservano alcuni capolavori della scultura del Cinquecento”.
Montanari se la prende con il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, accusandolo di “aver puntato tutto sulla valorizzazione economica di pochi grandi musei redditizi, condannando a morte tutto il meraviglioso patrimonio del nostro Paese”. Lo storico dell’arte contesta i 18 milioni di euro pubblici spesi per l’Arena del Colosseo e i 6,675 milioni (su 248) assegnati alla “cultura” dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, destinati in realtà tutti al turismo, per pericolose “riqualificazioni” di borghi e per “messe in sicurezza antisismiche” solo per gli edifici ecclesiastici, ignorando la vera urgenza culturale: “Mettere in sicurezza uno sterminato patrimonio culturale abbandonato alla rovina ed esposto a saccheggi e rapine di ogni tipo”.
Il “caso della Maddalena” di Aversa è certamente scandaloso e richiede un intervento urgente. Fatto sta, però, che – come riconosce lo stesso Montanari – “non c’è regione d’Italia, neanche quelle del ricco Nord, che non sia costellata di antiche chiese in abbandono”. E se così è, allora appare improbabile che lo Stato italiano disponga delle risorse necessarie per restaurarle e recuperarle tutte. Questo può valere, più in generale, per l’intero deposito di beni storici, artistici e monumentali che appartiene al Malpaese. Occorre, quindi, stabilire una gerarchia di valori e di priorità per utilizzare al meglio i fondi disponibili, italiani ed europei: magari per sottrarre le antiche chiese all’abbandono e valorizzarle eventualmente come biblioteche, librerie, auditorium, spazi pubblici per eventi sociali e culturali, in linea con la loro funzione originaria e nel rispetto delle loro caratteristiche architettoniche.
Basta consultare l’enciclopedia online Wikipedia per verificare che in Italia esistono 75 chiese sconsacrate, di cui 33 soltanto a Roma, più 87 fra conventi, abbazie, monasteri, cappelle e oratori, per un totale di 162 beni ex ecclesiastici che versano in condizioni disastrose. Oppure, sono stati trasformati e riadattati per altri usi. Valga per tutti l’esempio del disco club “Il Gattopardo” di Milano, allestito nell’antica chiesa di San Giuseppe sconsacrata negli anni ’70 (nella foto sopra). Ma non mancano, anche all’estero, esempi più o meo virtuosi di riqualificazione e riuso, qualche volta al limite della profanazione storica e culturale.
I lettori che vogliono inviare segnalazioni o fotografie sulle chiese in rovina, fornendo i dati essenziali (località, edificio, condizioni ecc. ecc.) insieme al proprio nome e cognome, possono utilizzare questo indirizzo di posta elettronica: info@valemedia.it
PHOTOGALLERY: CHIESE SCONSACRATE ALL’ESTERO