Con 256 scatti, per la maggior parte inediti, s’è aperta a Venezia e durerà fino al 9 gennaio 2022 la mostra Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003, ideata per la Casa dei Tre Oci sull’isola della Giudecca. Si tratta della più importante retrospettiva dedicata all’autore mai realizzata finora, curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’Archivio Mario De Biasi (catalogo Marsilio). L’esposizione narra l’esperienza storica e spirituale di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo: per la prima volta, le opere fotografiche vengono accostate ai disegni dell’autore, ai quali è ispirato l’allestimento dalle tinte forti e i colori sorprendenti (nella foto principale, Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003 | © Luca Zanon).
Inizia in Germania, tra le macerie della Seconda Guerra Mondiale, la vocazione come fotografo di Mario De Biasi (Belluno, 1923 – Milano, 2013). La fotografia è una pratica che sente come parte integrante del proprio essere: tanto che, una volta tornato a Milano nel 1946, pur lavorando come tecnico radiofonico, continua a fotografare fino ad avvicinarsi al Circolo Fotografico Milanese e, nella primavera del 1953, entra come primo fotografo stipendiato nel settimanale Epoca, il Life italiano. Diventa poi a corrispondente dall’estero per documentare la repressione sovietica in Ungheria, reportage pubblicato in tutto il mondo che nel 1956 lo consacra fotoreporter di professione.
“La vita di Mario De Biasi – spiega la curatrice Viganò – è la storia esemplare di un artista che si è fatto da solo, costruendosi una carriera in fotografia quando ancora la figura professionale del fotoreporter non era contemplata all’interno di una redazione”.
È difficile, tuttavia, circoscrivere l’arte di De Biasi, cantore della vita nelle sue più disparate sfaccettature. I soggetti e le situazioni catturati sono una vera e propria enciclopedia antropologica. L’esposizione veneziana, attraverso un percorso articolato in dieci macro-sezioni, riflette questa poliedricità, ripercorrendo tutte le tappe del lavoro del fotografo: dai grandi eventi storici ai viaggi esotici, dai ritratti di personaggi famosi ai volti anonimi in scene di vita quotidiana, fino a toccare gli orizzonti del concettuale e dell’astratto. “Ogni inquadratura mette in luce un piccolo o grande racconto, –continua Viganò– ogni scatto registra un pezzo di realtà che Mario De Biasi coglie magistralmente, senza mai tralasciare l’equilibrio delle forme e l’armonia del chiaroscuro”.
Gli Italiani si voltano, del 1954, con cui si apre la mostra, è sicuramente l’immagine più iconica di De Biasi, scelta da Germano Celant per rappresentare la mostra “The Italian Metamorphosis 1943-1968” al Guggenheim Museum di New York (nella foto qui sopra). Per la prima volta ai Tre Oci viene presentata l’intera sequenza di cui fa parte la celebre fotografia, esposta ora insieme agli altri nove scatti che registrano l’influenza neorealista di Zavattini, il quale suggeriva di seguire i soggetti puntando l’obiettivo, senza interagire, rivelando i fatti come accadevano. De Biasi sceglie questo approccio e segue con la sua fotocamera lo sfolgorante défilé di Moira, un’artista circense allora poco nota, mentre attraversa il centro di Milano vestita di bianco, documentando la reazione dei passanti che la osservano.
Da qui, il percorso prosegue con il racconto “a più punti di vista” degli anni Cinquanta, uno dei principali fulcri dell’esposizione: l’Italia ferita dalla guerra e la voglia di rinascita, il fermento dall’altra parte dell’Oceano di New York e l’insurrezione ungherese del 1956 che vide lo stesso De Biasi ferito dalle pallottole. Ma anche gli incredibili servizi in Siberia e in Sicilia per l’Etna in eruzione, i baci e l’amore, lo sguardo incantato per le pause pranzo che raccoglie in giro per il mondo, da Londra alla Tailandia, da Roma a Israele, a cui è dedicata una grande installazione con 40 foto vintage collocate su un mappamondo. E ancora lo sbarco sulla luna, il Festival del Cinema di Venezia, i numerosi viaggi, fino agli scatti concettuali della natura.
“Mario De Biasi –racconta Viganò– ha percorso il mondo intero costruendo letteralmente, attorno alle proprie esperienze, un modello italiano di fotografia di reportage raffinatissima e al tempo stesso autenticamente popolare, che oggi è un punto di riferimento per tutti. Ha lasciato dietro di sé tanta arte e una moltitudine di libri, quelli che ha collezionato e quelli che ha realizzato con le sue immagini. Si è sempre messo in gioco, spesso con acrobazie sul filo dell’impossibile e sempre con quello sguardo pronto a recepire tutto senza mai giudicare nulla”.
Accanto alle fotografie sono esposti diversi volumi, i numeri originali della rivista “Epoca” (cui è dedicata un’altra sorprendente installazione al piano nobile), appunti, quaderni, video, e, per la prima volta, i disegni dell’autore, ora messi in relazione con il materiale fotografico.
Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003
fino al 9 gennaio 2022
Casa dei Tre Oci
Fondamenta Zitelle, 43, Giudecca, Venezia.
Tutti i giorni, dalle 11.00 alle 19.00 (tranne il martedì).
Per informazioni: www.treoci.org