IL CEMENTO INCOMBE SUL CARCERE DI PERTINI

IL CEMENTO INCOMBE SUL CARCERE DI PERTINI

Qui nacque l’Europa. Ma qui, 80 anni dopo, rischia anche di morire. Stiamo parlando di Ventotene, al largo della costa fra il Lazio e la Campania, che insieme alla vicina Santo Stefano fa parte delle isole ponziane. È proprio su questo isolotto disabitato, a circa due miglia di distanza, che sorge lo storico carcere costruito nel 1975 dai Borboni e chiuso nel 1965 in cui durante il regime fascista furono imprigionati alcuni oppositori politici, tra i quali il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Ed è a Ventotene che Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero il Manifesto “Per un’Europa libera e unita” (vedi scheda in calce).

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Ora, mentre l’Unione europea cerca affannosamente di riprendersi e rifondarsi dopo la pandemia da coronavirus, una colata di cemento minaccia di deturpare l’isola di Santo Stefano. Per ristrutturare il carcere, in modo da favorire l’arrivo di ospiti e turisti, un progetto affidato a Invitalia e guidato dal commissario straordinario Silvia Costa prevede di costruire un molo sulla costa a cui possano attraccare barche e traghetti. Un simbolo dell’Europa rischia così di essere sfregiato per sempre.

A denunciare il caso, è stato lo storico dell’arte Tomaso Montanari in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano. “Il progetto – scrive l’autore – si sta concretizzando nella costruzione di un osceno molo di 25 metri da realizzare con cassoni cellulari imbasati fino a una profondità di 7 metri, solidarizzati attraverso getti in calcestruzzo e micropali, e collegati in testa da sovrastrutture in cemento armato emergenti ad altezze fino a 2,5 metri sopra il livello del mare”. Un piccolo porto, insomma, in una Riserva naturale statale, area marina protetta di interesse storico e archeologico.

A questa soluzione, il progetto sarebbe arrivato dopo aver escluso l’alternativa green di una “flotta dedicata”. Per sbarcare i passeggeri, infatti, è possibile ricorrere a imbarcazioni specializzate, mezzi nautici di ultima generazione dotati di adeguate passerelle e pedane, integrando i gommoni utilizzati attualmente per le visite all’isola. La motivazione è che i fondi destinati al Contratto Istituzionale di Sviluppo sono destinati esclusivamente alla realizzazione di un approdo: i soldi, insomma, ci sono ma solo per il cemento, non per la sostenibilità ambientale e per l’occupazione che ne deriverebbe.

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Veduta esterna dall’alto del carcere di Santo Stefano

All’articolo di Montanari, ha replicato con una lettera il sindaco di Ventotene, Gerardo Santomauro: “Chiunque conosca l’ex carcere sa che è esposto agli agenti atmosferici e meteomarini e che questo lo rendono inaccessibile per molti mesi dell’anno e, quindi, un approdo che abbia la possibilità di resistere è fondamentale”.

Immediata la risposta di Montanari: “Il vostro stesso progetto riconosce che si sarebbe potuta praticare un’opzione ‘zero cemento’ se fosse stato possibile investire sul lavoro. Ma il fondo di finanziamento era legato a un intervento una tantum: come sempre, tutto si risolve in infrastrutture. È così che distruggiamo insieme l’ambiente e il futuro dei giovani italiani: continuando a scrivere progetti per il cemento, non per le persone”.

 

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