“MAREVIVO” RACCONTA: LA BALENA DI SORRENTO E ORA ALT AL MASSACRO

“MAREVIVO” RACCONTA: LA BALENA DI SORRENTO E ORA ALT AL MASSACRO

di Rosalba Giugni*

Vi racconto la storia di due balene che ha avuto luogo nel porto di Sorrento, paese famoso e decantato da poesie e canzoni, che si affaccia nel golfo di Napoli.

Lo scorso 14 gennaio, verso il tramonto, dei forti rumori arrivano dalla banchina dove attraccano gli aliscafi: il muso di un grande animale marino colpisce senza sosta il molo, il mare si tinge di rosso del suo sangue. Le persone accorse riprendono le immagini della scena straziante, ma non riescono a trovare un modo per intervenire.

Durante la notte il cetaceo scompare e la mattina dopo, alle prime luci dell’alba, i subacquei della Guardia Costiera trovano, a 15 metri di profondità, il corpo senza vita di una grandissima balena.
Cominciano le prime illazioni: saranno madre e figlio? E il piccolo dov’è finito?

Subito gli abitanti del luogo ricordano la leggenda del loro Santo e antico protettore, Sant’Antonino, venerato nella Basilica con due fanoni di balena. La leggenda narra che nel 618 d.C. salvò un bambino riportato sulla riva da un grande mammifero del mare.
E allora come interpretare questo segno? Una immensa balena – la più grande mai trovata nel Mediterraneo, è venuta a morire proprio ai piedi del loro protettore.

Intanto i gas della decomposizione spingono in superficie l’immenso corpo che galleggia nel porto. Cosa farne? È necessario sbarazzarsene quanto prima, per l’igiene e la sicurezza degli abitanti bisogna portarla via dal piccolo porticciolo turistico. Ora dopo ora i miasmi si propagano ovunque… non c’è tempo! Ci vogliono molti soldi per trasportarla fino a terra, la cosa più semplice risulta essere affondarla o meglio ancora portarla oltre le 12 miglia fuori dalle nostre acque territoriali e lasciare che la natura faccia il suo corso.

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Noi di Marevivo ci mobilitiamo immediatamente e chiediamo che vengano studiate le cause della morte del grande mammifero e che lo scheletro si possa esporre per educare e sensibilizzare studenti e cittadini sull’importanza dei grandi cetacei del mare. Dopo giorni frenetici veniamo ascoltati e parte la macchina delle istituzioni. Tutti entrano in campo: dal Comune di Sorrento all’Area Marina di Punta Campanella, dalla regione Campania alla Capitaneria di Porto, dai vigili del fuoco ai ricercatori che arrivano nelle loro tute bianche a sezionare il grande immenso corpo ormai trasportato ai Cantieri Megaride di Napoli.

I ricercatori, con i loro affilati coltelli, prelevano campioni dal cadavere con precisione per carpire tutte le notizie scientifiche dai quei tessuti ormai in putrefazione. Una scena macabra! La proporzione è sconvolgente: dalle foto, si vedono piccoli punti bianchi (gli uomini e le donne) che si muovono all’interno del grande corpo.

I media amplificano con tutti i loro mezzi Tv, radio, giornali, social network, la storia fa il giro del mondo. Ora tutti vogliono le ossa della balena più grande ritrovata nel Mediterraneo!

Noi siamo soddisfatti poiché questa morte non è stata vana: ci aiuterà a capire meglio la vita misteriosa del Mare. Le prime indagini necroscopiche ci confortano, la balena non è morta per cause antropiche dirette. Non hanno trovato plastica nel suo stomaco o ferite inferte dall’uomo. Verosimilmente, è morta per ernie calcificate alla coda, che non le consentivano di nuotare e respirare.

Si dice che la grande balena avesse circa ottanta anni e, quindi, non può essere la madre di quel cucciolo che la seguiva e che disperatamente, con i suoi colpi sulla banchina, ha attratto l’attenzione di noi umani sulla tragedia che si era consumata sotto il mare.

Quanta emozione, quanta mobilitazione, quanto raccapriccio intorno a questa morte… eppure quanto silenzio, quanta indifferenza per tutte le migliaia di balene ancora uccise per scopi commerciali.

Questo è il forte messaggio che ci manda Madre Mare. Noi lo raccogliamo e ci mobiliteremo con sempre più energia affinché la vergogna della cattura di questi mammiferi marini, nostri cugini del mare, venga arrestata.
Giappone e Norvegia sono tra gli ultimi Paesi sviluppati che continuano la pesca: dobbiamo boicottare tutti i loro prodotti e spingere l’opinione pubblica ad isolarli per la loro azione contro uno degli animali più gentili e intelligenti del Pianeta.

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E ora che ne sarà della balena di Sorrento? Seguiremo con attenzione il secondo tempo di questa storia. La carcassa della balena è stata seppellita e fra quasi un anno saranno recuperate le ossa per ricostruire e mettere in esposizione lo scheletro ormai richiesto da tutti, che ne hanno capito il grande valore.
Mi auguro che potremo contribuire anche noi a diffondere l’educazione al mare e al messaggio che ci è arrivato attraverso questa storia, coinvolgendo i ragazzi delle scuole ma anche i visitatori futuri di questo luogo baciato da Dio e sotto la protezione del Santo eremita Antonino.

Il grandissimo lavoro è stato possibile grazie al coordinamento dei tanti soggetti coinvolti. Ringraziamo: il team coordinato da Sandro Mazzariol, professore all’Università di Padova e responsabile dell’unità di intervento del Cetaceans strandings Emergency Response Team (Cert)., centro di referenza degli istituti zooprofilattici per gli spiaggiamenti di mammiferi marini sulle coste italiane, la Capitaneria di Porto, l’Area Marina Protetta di Punta Campanella, l’ASL della Campania, il Comune di Sorrento, la Regione Campania, l’ARPA Campania, l’Istituto Zooprofilattico, l’Anton Dohrn, l’ Università di Siena , il CRIuV Group; l’Università degli Studi di Napoli Federico II, Terna, i Cantieri Megaride e le delegazioni regionali e territoriali di Marevivo.

*Presidente di Marevivo

 

 

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