È un riconoscimento per tutta la civiltà contadina e in particolare per alcune regioni italiane, dal Trentino-Alto Adige all’Irpinia e alla Puglia, per le quali l’allevamento del bestiame fa parte di una tradizione storica e costituisce una risorsa rilevante per il settore dell’agricoltura. La decisione dell’Unesco di dichiarare la transumanza patrimonio culturale dell’umanità, anche se immateriale, gratifica un mondo che ancora resiste alla modernizzazione e all’industrializzazione più o meno selvaggia, quasi che l’orologio del tempo si fosse fermato. Quella pratica di migrazione stagionale degli animali da latte, per andare in cerca di pascoli più miti e fecondi, assegna ora al nostro Paese il primato di iscrizioni nell’ambito rurale e agro-alimentare, superando così la Turchia e il Belgio.
Nell’Italia del trasformismo politico, eravamo ormai abituati ormai a parlare ironicamente di transumanza per stigmatizzare i voltagabbana che passano disinvoltamente da un partito all’altro, da un gruppo parlamentare all’altro. Da oggi, invece, il termine riacquista integralmente il suo significato originario legato al mondo antico dei pastori, con le loro greggi di pecore e mucche al seguito. E ridiventa il simbolo di un’attività fondamentale per la sopravvivenza del genere umano, nella cosiddetta “catena delle tre A”: ambiente, agricoltura, alimentazione.
I pastori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura presentato dall’Italia insieme a Grecia e Austria all’Unesco, hanno una conoscenza diretta e profonda dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta, infatti, di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti. Oggi la transumanza è praticata soprattutto tra Molise, Abruzzo e Puglia, Lazio, Campania; e al Nord tra Italia e Austria in Alto Adige, Lombardia, Valle d’Aosta, Sardegna e Veneto.
Soddisfazione è stata espressa, a nome del governo italiano, dai ministri delle Politiche agricole Teresa Bellanova e dell’Ambiente, Sergio Costa per il parere favorevole espresso dai 24 Paesi durante il Comitato intergovernativo in corso a Bogotà, in Colombia. Il riconoscimento riguarda tutta l’talia, dalle Alpi al Tavoliere: le comunità emblematiche indicate nel dossier come luoghi simbolici della transumanza sono diverse, tra cui i comuni di Amatrice (Rieti), da cui è partita la candidatura subito dopo il devastante terremoto, e Volturara Appula, il paese del premier Giuseppe Conte, in provincia di Foggia.
“E’ il decimo riconoscimento per l’Italia in questa lista – commenta da Bogotà il curatore del dossier di candidatura, Pier Luigi Petrillo – e ci porta il primato mondiale dei riconoscimenti in ambito agro-alimentare, dopo l’iscrizione nel Patrimonio Culturale Immateriale della Dieta Mediterranea, la Pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, l’Arte del Pizzaiuolo napoletano, della tecnica dei muretti a secco e dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe e del Prosecco”. Un attestato di qualità, insomma, per tutti quei prodotti del cibo “Made in Italy” che sono alla base della celebrata dieta mediterranea.