Meno di 20 milioni di euro su un totale di 100. Tanto sono riuscite a spendere, dal 2017 a oggi, le Regioni italiane utilizzando finora solo il 19,9% della dotazione disponibile presso il Fondo contro il dissesto idrogeologico. Mentre Venezia affonda sotto l’acqua alta, Matera viene sommersa da una valanga di fango e molte altre località del Nord, del Centro e del Sud d’Italia subiscono i danni provocati dal maltempo, gli enti locali non attingono a tutte le risorse pubbliche che sono già stanziate. Uno scandalo e una vergogna nazionale.
L’allarme proviene da una fonte certa e autorevole come la Corte dei Conti, la più alta magistratura contabile dello Stato. È la stessa Corte a denunciare questo scarso uso dei fondi disponibili e l’inefficacia delle misure adottate. Si tratta, in pratica, di un atto d’accusa che chiama formalmente in causa la burocrazia delle Regioni, la responsabilità dei loro presidenti o governatori che dir si voglia, con tutto quell’apparato di assessori e consiglieri regionali a cui i cittadini elettori hanno affidato la gestione dei rispettivi territori. E tra questi compiti, in un Paese fragile e vulnerabile come il nostro, l’impegno contro il dissesto idrogeologico dovrebbe essere prioritario, come confermano purtroppo gli effetti disastrosi delle calamità naturali che hanno investito la Penisola in questi ultimi giorni.
Sono numerose le criticità, a livello nazionale e a livello locale, rilevate dalla Corte: l’inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative; l’assenza di adeguati controlli e monitoraggi; la mancata interoperabilità informativa tra Stato e Regioni; la necessità di revisione dei progetti approvati o delle procedure di gara ancora non espletate; la frammentazione e disomogeneità delle fonti dei dati sul dissesto. Dall’indagine dei magistrati contabili, è emersa inoltre la diffusa difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie, con il conseguente ripetuto ricorso alle gestioni commissariali.
La Corte dei Conti raccomanda perciò l’adozione di un sistema unitario di banca dati per la gestione del Fondo, con l’obiettivo di realizzare in tempi rapidi la revisione dell’attuale sistema. Un altro auspicio è che il nuovo quadro normativo e regolamentare, di recente introdotto, garantisca l’unitarietà dei livelli di governo coinvolti, la semplificazione delle procedure di utilizzo delle risorse, insieme al potenziamento del monitoraggio e del controllo sugli interventi.