STORIE DI FOTOGRAFI SENZA FISSA DIMORA

STORIE DI FOTOGRAFI SENZA FISSA DIMORA

S’intitola 13 Storie dalla Strada. Fotografi senza fissa dimora, la mostra inaugurata alle Gallerie d’Italia – Piazza della Scala (Milano), sede museale e culturale di Intesa Sanpaolo: un viaggio lungo un anno nell’universo sociale e urbano della Fondazione Cariplo condotto da altrettanti fotografi, uomini e donne, italiani e stranieri.

L’esposizione, curata da Dalia Gallico e aperta al pubblico fino al 1 settembre, nasce dalla collaborazione con Ri-scatti Onlus che dal 2015 promuove progetti di integrazione sociale attraverso la fotografia. Con il supporto di Fondazione Cariplo, i workshop per fotografi senza fissa dimora, selezionati con l’aiuto dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano e seguiti dai fotoreporter di Witness Journal, sono diventati un appuntamento stabile. Tra di loro c’era chi teneva in mano la macchina fotografica per la prima volta e chi, dopo tanto tempo, tornava a usarla, ritrovandone i segreti e la potenza espressiva.

Nel corso di 28 anni, la Fondazione Cariplo ha realizzato migliaia di iniziative attraverso cui le persone hanno trovato il proprio riscatto. Persone abituate a essere definite per difetto: senza un impiego, senza una casa, senza un futuro, a cui la Fondazione ha cercato di restituire un’identità con progetti di inserimento lavorativo, di housing sociale, di welfare di comunità. Riscatto è ritrovare il lavoro, possedere finalmente o nuovamente le chiavi di una casa, ricostruire legami perduti. Da questo incontro è nata una nuova consapevolezza: che il riscatto può passare anche attraverso la riscoperta della dignità del proprio sguardo: «La fotografia ha cambiato il mio atteggiamento, la percezione del mondo. La necessità di trovare soggetti belli da fotografare mi ha costretto a cercare il bello nelle cose. Non ero più passivo nella vita, ero diventato un cercatore di bellezza», racconta uno dei fotografi.

Il passo successivo è stato chiedere alle persone che avevano partecipato ai workshop di documentare la realtà di Fondazione Cariplo, un patrimonio di persone e di progetti in continua evoluzione, di affidare a loro il racconto della propria identità. Il risultato è oggi negli spazi prestigiosi del polo museale e culturale che Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione. In mostra ci sono 52 immagini inedite scelte tra i 9.800 scatti che i 13 autori hanno realizzato nel corso di un anno, fotografando 13 progetti scelti fra i 1.500 che Fondazione Cariplo porta avanti ogni anno: la comunità allegra di un orto urbano, il volo di un acrobata, un appartamento dove vivono ragazzi disabili, il volto di una scienziata.

 Qualcuno dei fotografi senza fissa dimora è arrivato fino al termine di quest’anno; qualcuno si è perso per strada, lasciandoci solo le sue immagini: è stato un percorso emozionante che ha incrociato fragilità e speranze, paure e orizzonti. Una prospettiva che ha unito l’atto del raccontare a quello del raccontarsi: oltre alle immagini saranno proiettate nella mostra le videointerviste ai fotografi. Una testimonianza che illumina le vite di persone che ogni giorno attraversano l’anima periferica, fragile, marginale di Milano. Scopriremo chi sono, dove trascorrono la giornata, dove mangiano, come si lavano, chi hanno perso per strada, quali luoghi chiamano casa, che cosa desiderano e che cosa hanno ritrovato osservando il mondo con la macchina fotografica. Un viaggio lungo un anno che li ha portati dalla periferia al cuore della città.

 «Ho sempre pensato che per risvegliare le coscienze dovremmo portare gli ultimi, i più deboli, nel centro delle nostre città», afferma Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo. E aggiunge: «Quando questo accade li allontaniamo perché ci dà fastidio vedere persone fragili davanti alle vetrine sfavillanti che magari ci chiedono l’elemosina. Questa mostra fotografica ha invece il grande merito di aver portato gli ultimi al centro in un modo diverso, da protagonisti, riservando loro il palcoscenico che di solito si lascia ai grandi fotografi. Un gesto simbolico, nato per farci pensare, un dono capace di cambiare le nostre giornate. Se varcheremo la soglia delle Gallerie d’Italia, pensando di vedere capolavori di grandi fotografi, forse non li troveremo, ma saremo testimoni di una meraviglia più rara: vedremo foto bellissime perché chi le ha scattate ha usato quel pertugio di luce per risalire dal baratro, e poi lo ha trasformato in uno scatto, anzi in un riscatto».

 Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, dichiara: «In una prospettiva inclusiva e pertanto autenticamente sociale, le nostre Gallerie d’Italia vogliono essere aperte alla collettività in tutte le sue declinazioni: spazio che offre nuove opportunità anche a chi vive condizioni di disagio, marginalità e fragilità. È questa la ragione per cui abbiamo accolto con entusiasmo l’invito a ospitare in Piazza Scala la mostra 13 Storie dalla strada, frutto di un progetto di Fondazione Cariplo in collaborazione con Associazione Ri-scatti. L’iniziativa, tra l’altro, consolida la strettissima relazione di Intesa Sanpaolo con la Fondazione Cariplo, da sempre punto di riferimento per la crescita sociale del territorio e presente alle Gallerie d’Italia di Milano con capolavori dell’arte dell’Ottocento che arricchiscono le nostre collezioni. Questa mostra, ricca di significati, testimonia l’incrollabile fiducia della nostra banca nel valore della cultura come strumento di progresso e di elevazione di tutti i componenti della comunità civile e quindi anche come forza di cambiamento della società».

 «È stata un’esperienza molto formativa per i nostri fotografi senza fissa dimora: avere come “committente” Fondazione Cariplo li ha responsabilizzati e motivati», racconta Federica Balestrieri, fondatrice di Ri-scatti Onlus: «Durante gli shooting sono venuti a contatto con realtà che non avevano mai incontrato e che hanno saputo trattare con tatto e sensibilità, guidati dai loro docenti, i fotografi di Witness Journal. Qualche volta queste realtà erano storie di disagio, di solitudine, di emarginazione, che il loro sguardo ha saputo cogliere. Non erano fotografi professionisti, ma più di qualunque fotografo professionista hanno saputo aderire alle storie che raccontavano, perché parlavano di un disagio che a loro era famigliare. Alla fine di questo percorso, hanno vinto la propria ritrosia a raccontarsi accettando di parlare della loro vita e della loro esperienza nel film che verrà proiettato nella mostra. Un passaggio importante, il segno di una ritrovata autostima e consapevolezza delle proprie capacità, che è l’obiettivo principale di tutti i progetti di Ri-scatti Onlus».

 Il catalogo della mostra è edito da Forma Edizioni.

 Materiali per la stampa al link: https://bit.ly/2Vl2ZUp

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