Apriamo questo nuovo sito con la storica e suggestiva fotografia che l’astronauta italiana, Samantha Cristoforetti, ha scattato dallo spazio durante la missione Futura, offrendoci un’immagine tanto reale quanto inedita della nostra Penisola. Una donna che è diventata un “simbolo di eccellenza” per il nostro Paese, come ha detto l’ex presidente Giorgio Napolitano, nel suo ultimo messaggio di Capodanno.
L’abbiamo chiamato “Amate sponde”, questo sito, riprendendo un verso dalla famosa poesia di Vincenzo Monti, intitolata Per la liberazione dell’Italia: “Bella Italia, amate sponde/ pur vi torno a riveder!/ Trema in petto e si confonde/ l’alma oppressa dal piacer”. Ed è stata per noi una coincidenza tanto più gratificante che il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, declinando i diritti costituzionali nel suo discorso d’insediamento, abbia voluto ricordare fra l’altro che “garantire la Costituzione significa amare i nostri tesori ambientali e artistici”.
La “liberazione dell’Italia”, in questo caso, vuol dire la liberazione da tutti i vincoli, da tutti i “lacci e lacciuoli” – per usare una celebre espressione di Guido Carli – che opprimono il nostro immenso patrimonio storico e culturale. Pareri, permessi, divieti, concessioni, licenze, appelli, ricorsi e controricorsi che quel mostro chiamato burocrazia impone al Belpaese. Una valanga di carta bollata che si riversa su monumenti, palazzi, ville, chiese, conventi, certose e castelli, impedendone spesso il recupero o il restauro.
Non basta conservare e tutelare – come pure è doveroso fare – questo straordinario deposito di Beni comuni che abbiamo ricevuto in eredità attraverso i secoli. Occorre anche valorizzarli. Ciò significa manutenerli, curarli, riportarli al loro stato originario e al loro antico splendore. E magari, riqualificare così il territorio su cui insistono, per “sfruttare” – nel senso migliore del termine – tutte queste risorse, anche al fine di rilanciare il turismo e l’occupazione per combattere la crisi economica che attanaglia il Paese e in particolare le regioni meridionali.
Abbiamo il più alto numero di Beni considerati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità, ma siamo precipitati all’ultimo posto nella graduatoria europea della spesa pubblica per la Cultura: appena l’1,1% contro una media del 2,2 nell’Ue. Troppo spesso, però, la mancanza di fondi pubblici diventa un alibi o un pretesto per non fare niente, per lasciare tutto come sta, per rinunciare a intervenire e a trovare soluzioni alternative.
“La nostra immensa ricchezza è anche il nostro principale ostacolo alla crescita”, scrive Yoram Gutgled, consigliere economico di Matteo Renzi, nel suo libro “Più uguali, più ricchi” (Rizzoli). E aggiunge: “Un numero quasi illimitato di attrazioni da promuovere rende quasi impossibile riuscire a sostenerle complessivamente e fornire a esse infrastrutture adeguate. Occorrerebbe quindi fissare delle priorità e fare delle scelte ma, come spesso accade nel nostro Paese, prevale l’immobilismo”. E allora, se lo Stato non è in grado di fare fronte a tutte queste necessità e a queste spese, ben vengano i privati: mecenati, enti, banche, fondazioni, che possano integrare le scarse risorse pubbliche e diventare magari “tutor” di un palazzo, di un monumento o di una chiesa.
“Amate sponde” nasce con questo programma, con l’intento di favorire la “liberazione dell’Italia” e di contribuire a valorizzare, cioè dare più valore, al nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Il sito ospiterà perciò “Progetti di riqualificazione del territorio italiano” da qualunque parte provengano: privati cittadini, circoli, associazioni, enti pubblici o studi professionali d’ingegneria e architettura. Sarete soprattutto voi a farlo, insieme a noi, inviandoci segnalazioni e proposte, foto e video, per documentare il degrado o la stato di abbandono dei singoli Beni e partecipare così attivamente al loro recupero.