Il futuro del magnifico Forte Antenne, incastonato tra i Parioli e il quartiere Salario della Capitale, è legato a quello del Casino Nobile di Villa Leopardi, un altro bene pubblico abbandonato da decenni. Per entrambi, il II° Municipio di Roma ha deciso di sperimentare un percorso di partecipazione civica. Si tratta in sostanza di un concorso di idee aperto ai cittadini dal quale dovrebbe uscire la proposta di utilizzo dei due immobili.
Un progetto interessante perché nuovo e mai sperimentato a Roma, ma probabilmente utopistico. E’ difficile, infatti, che le idee siano accompagnate da un finanziamento e il rischio è che tutto resti nel libro dei sogni. Si tratta di due beni di grande valore sia storico sia economico per i quali il difficile non è tanto individuare la destinazione, quanto trovare le risorse.
Oltre alla storia di Forte Antenne che “Amatesponde” ha già raccontato lo scorso aprile, è interessante accennare quella del Casino Nobile di Villa Leopardi, sulla via Nomentana. Espropriato alla famiglia Leopardi Dittajuti nel 1975, fu trasformato prima in sede della Circoscrizione e poi del locale comando dei Vigili Urbani. Dalla fine degli anni ’90 è in completo stato di abbandono: occupato più volte da nomadi e senza tetto, è stato sgomberato l’ultima volta il 20 aprile scorso. Nella nostra photogallery, si può vedere la grande quantità di materiale che è stata trovata all’interno e che gli uomini dell’Ama dovranno adesso smaltire.
L’amministrazione Veltroni, nel 2006, decise di assegnarlo a una fondazione benefica, la Scheerson, che avrebbe dovuto realizzare un asilo nido. La Fondazione fa capo alla Comunità Ebraica romana, ma tra i vertici della Scheerson e il presidente della Comunità sorsero dissidi sulla gestione del villino. Al termine di una battaglia giudiziaria, gli assegnatari decisero di rinunciare e il bene rimase così nella disponibilità del Campidoglio.
Il Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale è proprietario di un’enorme massa di immobili e la sua gestione lascia molto a desiderare. È per questo che il II° Municipio ha chiesto l’assegnazione di due tra i beni più pregiati sul proprio territorio: Forte Antenne e Casino Nobile di Villa Leopardi. Ma, una volta ottenuta l’assegnazione, si è trovato di fronte al dilemma del loro uso e della loro valorizzazione. “Abbiamo deciso di chiedere suggerimenti ai cittadini – spiega Lucrezia Colmayer, assessore Municipale alla partecipazione – e a gennaio abbiamo pubblicato un bando con il quale chiunque poteva manifestare il proprio interesse e consigliarci”. Sono arrivate diverse proposte, ma non sono state ancora vagliate dagli uffici. L’obiettivo del Municipio è avviare una serie di incontri pubblici entro il mese di giugno durante i quali si potranno esaminare i singoli suggerimenti pervenuti. Poi, entro dicembre, dovrà essere redatto un documento della partecipazione che in sostanza scelga il progetto migliore. Un iter molto democratico e inclusivo sebbene lungo e forse poco concreto.
Nel frattempo Forte Antenne e il Casino Nobile cadono a pezzi. “Hanno bisogno di immediati interventi di consolidamento – conferma l’assessore Colmayer – ecco perché abbiamo chiesto al Campidoglio di inserirli nel decreto Art Bonus”. Si tratta, insomma, di trovare mecenati che sponsorizzino alcuni lavori di restauro grazie al recupero fiscale del 65% dell’importo donato. Una parziale apertura di Forte Antenne, per esempio, al momento sarebbe impossibile a causa della presenza di alcuni manufatti in amianto. La bonifica è costosa e le istituzioni sperano in un intervento privato.
Entrambi i beni sono vincolati dalla Sovrintendenza ai Beni Architettonici, per cui la loro destinazione deve essere compatibile con il vincolo. Eppure, per 30 anni Forte Antenne ha ospitato un campeggio che non si può configurare come attività consona a un vincolo. I tempi sono cambiati e adesso c’è più attenzione per la tutela dei beni culturali, ma l’abbandono non è mai la ricetta giusta. Vedremo se il percorso partecipativo ideato dal Municipio riuscirà a produrre un’idea concreta e un finanziamento reale.
Filippo Guardascione