Non sarà tutta colpa del vertice attuale, ma il disastro delle Ferrovie dello Stato – fra guasti, ritardi e vertenza sul rinnovo del contratto sindacale – è sotto gli occhi di tutti. Qualcuno potrà anche ironizzare, o magari consolarsi, al pensiero che questo dimostra, a vantaggio del governo in carica, che il fascismo non è tornato: la propaganda del regime sosteneva, infatti, che allora i treni arrivavano sempre in orario. Eppure, c’è poco da scherzare: il caos si riversa quotidianamente sui cittadini che viaggiano in treno, e soprattutto sui pendolari che non possono farne a meno.
“Ferrovie: sistema fragile”, titola Conquiste del lavoro, il quotidiano di informazione socio economica diretto da Mauro Fabi, in un ampio e documentato articolo a firma di Cecilia Augella. “Nel corso del secondo semestre 2024 – si legge nell’incipit – i disservizi di Rfi e i ritardi di Trenitalia hanno creato disagi a pendolari e viaggiatori occasionali suscitando particolare attenzione sul Gruppo FS “. Sono i cantieri aperti per realizzare gli obiettivi del Pnrr e non perdere i finanziamenti europei, la causa principale di questa incresciosa situazione: “Trecento quarantacinquemila interruzioni. Quasi mille al giorno. E più del doppio rispetto a due anni fa”, sintetizza l’autrice.
LA RETE IN CIFRE. L’articolo fornisce poi una serie di dati che fotografano lo stato dell’arte: “L’infrastruttura ferroviaria italiana conta oltre 16.700 chilometri di rete, di cui oltre mille ad alta velocità; circa 2.200 stazioni; 3 impianti di traghettamento; 204 impianti merci. Con l’avvento dei processi di liberalizzazione ferroviaria, in Italia sono nate circa 40 imprese ferroviarie, per cui circolano sui nostri binari oltre 9.000 treni al giorno. E i binari, per essere mantenuti in efficienza, richiedono interventi di manutenzione sia ordinaria sia straordinaria.
ANNO RECORD. Il 2024 è stato per Rfi un anno storico in quanto si sono realizzati oltre 9 miliardi di euro di lavori che hanno consentito, fra gli altri interventi, il rinnovo di circa 1.000 chilometri di binari, 1.000 deviati, 300 chilometri di rete elettrica e 9 sottostazioni elettriche. Un anno in cui sicuramente si sono creati disagi per i passeggeri, ma anche di lavori e interventi che hanno permesso di superare la fase di realizzazione della rete ad Alta velocità del 2009.
RITARDI. Passeranno sicuramente alla storia episodi come il guasto nel nodo di Roma del 2 ottobre 2024 che ha causato la cancellazione di 35 corse dell’Alta Velocità e forti ritardi su altre linee; il problema tecnico alla linea elettrica della stazione di Milano Centrale dell’11 gennaio 2025; i guasti sulla linea alta velocità Roma-Firenze del 15 gennaio 2025 e quelli multipli nelle stazioni di Roma Termini e Milano centrale, sempre del 15 gennaio 2025, per i quali il Gruppo FS – verosimilmente su imbeccata del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, attaccato dalle opposizioni – non ha escluso ipotesi di sabotaggi. L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello di venerdì 28 febbraio: dalle 8,45 sulla linea Alta Velocità Firenze-Roma la circolazione ferroviaria era rallentata per un problema vicino a Chiusi: i tecnici hanno ripristinato la piena funzionalità della tratta, ma si sono registrati ritardi fino a 90 minuti sui treni Tav.
INFRASTRUTTURE VECCHIE. All’origine di tutto, ci sono le condizioni della rete ferroviaria e l’obsolescenza delle infrastrutture: quelle regionali e locali -soprattutto – utilizzano infrastrutture obsolete, che richiedono manutenzione frequente e causano rallentamenti. In alcune aree, inoltre, le linee ferroviarie sono sovraccariche a causa di un traffico intenso, con treni regionali, treni a media e lunga percorrenza e treni merci che condividono gli stessi binari. Collisioni accidentali, problemi di sicurezza o emergenze mediche a bordo o in stazione rallentano l’intero sistema. Per non parlare, infine, dei rischi connessi alla presenza di passaggi a livello in linea e di attraversamenti a raso nelle stazioni.