Acqua + energia = elettricità. “Idroelettrico, ripartono in autunno le gare delle Regioni”, annuncia in prima pagina Il Sole 24 Ore, il quotidiano economico della Confindustria. E in un documentato articolo, Laura Serafini spiega che è necessario rivedere la norma del Pnrr che “impone le gare attraverso procedura competitiva tout court, project finance o società miste pubblico-privato e che è un caso unico in Europa”.
In pratica, le aziende del settore sollecitano l’ampliamento di quella norma, per consentire di riassegnare le concessioni scadute agli stessi operatori, a fronte di un loro forte impegno sugli investimenti. Dovevano essere realizzate entro la fine del 2023, in particolare per gli impianti di generazione idroelettrica di grandi dimensioni, con capacità superiore a 3 megawatt. Ma da mesi è rimasto tutto in standby.
Eppure, in una Penisola come la nostra dotata di rilievi montuosi in tutto l’arco alpino a Nord e nella dorsale appenninica da Nord a Sud, si tratta di una risorsa particolarmente rilevante per la produzione nazionale di energia elettrica. Parliamo di una fonte che garantisce circa il 15% del nostro fabbisogno energetico, pari a oltre il 40% di quella rinnovabile necessaria al Paese. E perciò la questione, oltre che economica, riveste anche un aspetto d’importanza ambientale.
Sono quasi cinquemila gli impianti in Italia, con un centinaio di concessioni a grande capacità produttiva già installata. E sono, appunto, quelle che ora devono essere rimesse a gara. La chiusura dei contenziosi in atto con gli Enti locali permetterebbe di sbloccare più di 10 miliardi nell’arco di 10-15 anni.
Nel dettaglio, secondo i dati di Terna aggiornati al 31 dicembre 2022, sono 4.783 le centrali idroelettriche attive nel nostro Paese. E sono situate in prevalenza al Nord e in particolare sull’arco alpino, con il primato del Piemonte che ospita 1.092 impianti. Seguono Lombardia (749), Veneto (408) e Trentino (891).
La più grande installazione idroelettrica italiana, e una delle più potenti in Europa, si trova nel piccolo comune di Entracque, in provincia di Cuneo e nel cuore delle Alpi marittime. La centrale di Enel Green Power (nella foto sopra) è intitolata all’ex presidente della Repubblica, Luigi Einaudi; è stata costruita nel corso degli anni Settanta ed è entrata in funzione nel 1982. Comprende due dighe, da cui si gode di un panorama mozzafiato sulle Alpi Marittime: quella di Chiotas, a quasi 2.000 metri di quota; e la diga della Piastra a 1.000 metri, con due serbatoi che contengono in totale 42 milioni di metri cubi d’acqua.
Secondo uno studio realizzato nel settembre 2023 da The European House – Ambrosetti e A2A, al settore idrico e idroelettrico italiano servirebbero investimenti da 48 miliardi di euro in dieci anni. Il documento invita a concentrare le risorse nel repowering delle centrali esistenti (cioè, nel loro ripotenziamento, tramite la sostituzione dei componenti e l’aumento dell’efficienza); nella costruzione di impianti di piccola taglia e nella realizzazione di nuovi bacini e nuovi pompaggi per l’accumulo energetico.
“La combinazione delle linee di efficientamento del sistema idrico nazionale, a fronte di un investimento cumulato di 32,9 miliardi di euro, genererebbe un risparmio idrico di 9,5 miliardi di m3”, sostiene il Rapporto. La riduzione stimata dei volumi idrici immessi in rete, proveniente dall’efficientamento delle perdite e dal contenimento dei consumi, porterebbe anche a un beneficio in termini di energia risparmiata pari a 1,4 TWh all’anno. Con il coinvolgimento della filiera di fornitori, gli investimenti nel settore idrico e idroelettrico genererebbero “ulteriori ricadute economiche indirette per il Paese pari a 52 miliardi di euro”.
Per Enel Green Power, il repowering delle centrali idroelettriche italiane può garantire un guadagno di “5,8 gigawatt di potenza e 4,4 terawattora di energia annua, con un risparmio di oltre 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica e la creazione di 2mila ulteriori posti di lavoro (diretti e indiretti) per l’esecuzione dei lavori”.