ALLARME ACQUA

ALLARME ACQUA

Occorrono 50 miliardi di investimenti per rendere efficiente il sistema idrico italiano. E nonostante che questi siano raddoppiati negli ultimi anni, si spreca ancora troppa acqua nel nostro Paese. La rete nazionale, frammentata e obsoleta, registra perdite o dispersioni da un capo all’altro della Penisola, ma specialmente nelle regioni meridionali.

Questi dati, analizzati e discussi in occasione della recente Giornata mondiale dell’acqua, risultano tanto più allarmanti di fronte alle variazioni climatiche, alla conseguente siccità e agli effetti devastanti delle alluvioni. A cui s’aggiunge una domanda in costante crescita. Urge pertanto una riforma di questo settore, ricorrendo anche al riuso delle acque reflue per l’agricoltura, l’industria e i servizi antincendio, in modo da combinare diversi processi o tecnologie a seconda dei casi: come il trattamento biologico o fisico-chimico, la chiarificazione, la filtrazione a gravità e/o a membrana, l’evaporazione, la disinfezione, la demineralizzazione e l’ossidazione avanzata.

SICCITA' E AGRICOLTURA 2

 

Nel 2022, gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico hanno raggiunto i 64 euro all’anno per abitante dai circa 33 che erano. In dieci anni sono aumentati del 94%, avvicinandosi agli 82 della media europea negli ultimi cinque anni. La nostra rete, vecchia di trent’anni, ha bisogno però di interventi strutturali perché perde all’incirca il 42% dell’acqua immessa per la distribuzione, contro il 25% della media Ue. In pratica, il doppio della Francia e della Spagna, oltre il quadruplo della Germania dove le perdite sono contenute entro il 6%.

Nonostante le nostre tariffe dell’acqua siano aumentate di circa il 5% all’anno, restano tuttora le più basse d’Europa: la metà di quelle applicate in Francia. In pratica, corrispondono a circa quattro miliardi di investimenti all’anno rispetto a un fabbisogno di sei miliardi per fare fronte agli interventi necessari. I fondi del Pnrr europeo, stanziati a questo scopo, potranno coprire nei prossimi due anni la metà di questa spesa. Ma resta un gap che penalizza soprattutto il Sud, dove la spesa pro capite si attesta appena intorno agli 11 euro.

ACQUE REFLUE foto top

Si tratta di una carenza d’acqua cronica, dunque, che grava sull’economia nazionale: in particolare, sull’industria, sull’occupazione e sullo sviluppo del turismo. L’Italia, unico Paese europeo, ha commesso l’errore di mettere sul mercato le concessioni idriche piuttosto che difenderle e valorizzarle. Ma il fatto è che, secondo stime di fonti attendibili, nel 2022 il ciclo idrico ha generato un valore aggiunto di quasi dieci miliardi di euro, con una crescita media del 3,8% all’anno dal 2010, superiore a quella del settore manifatturiero e di tutto il Pil nazionale.

Senz’acqua, dunque, il Paese non può crescere. E ormai questa “siccità permanente”, oltre a danneggiare l’ambiente, la campagna e la produzione agricola, minaccia di alterare la vita della collettività. In attesa che il governo provveda al più presto, con interventi strutturali adeguati, ciò che possiamo fare intanto noi cittadini è imparare a consumare e sprecare di meno un bene comune come questo. Dagli usi igienici a quelli domestici, un rubinetto chiuso per tempo è un contributo al risparmio. E ogni goccia d’acqua in meno, diventa preziosa.

Share this: