Il 2022 è stato per l’Italia l’anno meno piovoso e più caldo degli ultimi sessanta. Per contrastare l’emergenza idrica, provocata dai cambiamenti climatici, occorre un pacchetto di investimenti da 48 miliardi di euro da realizzare nel prossimo decennio: l’obiettivo è quello di recuperare acqua per le esigenze delle famiglie, dell’agricoltura e dell’industria, rilanciando lo sviluppo dell’idroelettrico che rappresenta circa il 30% dell’energia pulita prodotta nel nostro Paese. In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, quotidiano della Confindustria, Sara Deganello riporta un interessante studio realizzato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con A2A e presentato al Forum di Cernobbio.
In termini economici, l’acqua costituisce il 18% del nostro Pil, pari a 320 miliardi di euro l’anno. Si tratta, quindi, di una risorsa fondamentale per la popolazione e per il bilancio dello Stato. Il report calcola che la siccità record del 2022 ha ridotto di 36 miliardi di metri cubi la disponibilità di acqua, con un calo del 31% rispetto all’anno precedente: in dettaglio, 7,1 di acqua consumabile (-34%). Ma ha ridotto inoltre la produzione nazionale di energia idroelettrica a 30,3 Terawattora, mentre la media del decennio precedente è stata di 48,4. Per trovare un valore così basso, bisogna risalire addirittura al 1954, quando la potenza installata era tre volte inferiore a quella attuale.
Quali sono, dunque, gli interventi da mettere in pratica? Lo studio di The European House-Ambrosetti indica le azioni che si possono realizzare con i 48 miliardi di investimenti. Con 32,9 miliardi di euro, è possibile innanzitutto recuperare 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua: attraverso il riuso, soprattutto in agricoltura; la riduzione delle perdite sulla rete idrica, per scendere dall’attuale 42% alla media europea del 25%; il contenimento dei consumi da parte dei cittadini, con l’adozione degli smart water meter, gli apparecchi misuratori che in Italia sono al 4% contro il 49% della media europea. E infine, attraverso il recupero dell’acqua piovana con l’implementazione prevista dal “Piano Laghetti”, cioè delle vasche o dei bacini artificiali, e con l’aumento dei volumi nelle dighe (nella foto e in quella principale, due centrali idroelettriche dell’Enel).
In dieci anni, come si legge ancora nell’articolo del Sole 24 Ore, questo investimento consentirebbe di risparmiare 1,4 terawattora di energia all’anno, generando ulteriori ricadute economiche per 52 miliardi di euro. Lo studio cita infine il progetto dell’Acquedotto Pugliese, il più lungo d’Europa, per la costruzione di un impianto di dissalazione dell’acqua marina previsto a Taranto entro la prima metà del 2026. Si stima un aumento di 750mila metri cubi al giorno.
Quanto alla crescita della potenza idroelettrica, la ricerca ipotizza un recupero di 12,5 terawattora l’anno, pari al 73% di quella persa nel 2022. Oltre alla realizzazione di nuovi impianti, c’è ancora un 10% per cento non ancora sfruttato di fiumi e laghi alpini e appenninici. La ricchezza complessiva prodotta da questi interventi potrebbe arrivare così a 80 miliardi di euro: un gioco, insomma, che vale la candela.