Su 102 opere commissariate nel corso del 2021, per superare lentezze o ritardi e accelerare i lavori, il 56% risulta frenato tuttora da criticità di varia natura. Lo attesta la Relazione annuale dello stesso ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, pubblicata recentemente. Affidate a 49 commissari straordinari, per un valore complessivo di 99 miliardi, 57 di queste opere erano state commissariate ad aprile dell’anno scorso e altre 45 ad agosto. E si tratta di interventi già approvati che potrebbero rendere l’Italia più moderna ed efficiente.
Per quelle commissariate ad aprile 2021, spiccano problemi collegati ai fondi (31%), alle procedure (27%), all’ambiente (16%), agli aspetti archeologici e urbanistici (13%). Nonostante queste difficoltà, il ministro Enrico Giovannini ostenta fiducia e assicura che “una serie di azioni concrete hanno permesso di rispettare nella quasi totalità dei casi i cronoprogrammi definiti ad aprile”.
Sta di fatto che le criticità hanno continuato a riguardare anche le opere commissariate ad agosto scorso, fino a raggiungere appunto il 56% degli interventi, come si legge nella stessa relazione. In particolare, qui i problemi sono riconducibili per il 25% a questioni ambientali, per il 18% a quelle archeologiche e paesaggistiche, per il 22% a quelle finanziarie, per l’8% ad aspetti tecnici e per il 27% a quelli procedurali. Per quanto rispettabili siano l’ottimismo e l’impegno del ministro Giovannini, dunque, si deve concludere che neppure i commissari straordinari sono riusciti finora a sbloccare completamente i cantieri.
Il caso più rilevante è quello della strada statale Umbro-laziale n. 675, destinata a collegare il nodo intermodale di Orte con il porto di Civitavecchia (500 milioni). Le altre criticità interessano il settore ferroviario (procedure ambientali) e le infrastrutture stradali (questioni ambientali, finanziari e procedurali). Per le opere idriche e i presidi di pubblica sicurezza, infine, prevalgono difficoltà procedurali e quelle legate al rincaro dei costi.
Nel complesso, comunque, almeno sulla carta le scadenze per la realizzazione dei progetti sono ufficialmente confermate. Per quanto riguarda il primo pacchetto di opere, su 22 consegne dei lavori previste entro il 31 dicembre 2021 ne sono state portate a termine 16. Ma un rispetto più rigoroso dei cronoprogammi s’impone, anche per non rischiare di perdere i finanziamenti europei.
Ora è chiaro che la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio archeologico, costituisce una priorità per un Paese come il nostro che detiene il più alto numero di siti Unesco al mondo e trova ancora nel turismo la sua prima industria nazionale. Ma è altrettanto evidente che occorre risolvere questi problemi a monte, prima di approvare e finanziare progetti che poi vengono frenati o bloccati per ragioni di vario genere, impedendo lo sviluppo dell’Italia.
È inutile impegnare e stanziare risorse che poi non possono essere utilizzate, a scapito di altri settori che potrebbero accedervi: dalla scuola alla sanità. E poiché non si possono certo commissariare tutti i centri decisionali, dagli amministrazioni locali alle varie sovrintendenze, è necessario trovare un punto di equilibrio per realizzare le infrastrutture che effettivamente sono utili, rispettano l’ambiente, possono essere adeguatamente finanziate e realizzate. Altrimenti, si rischia di compilare un “libro dei sogni” destinato a paralizzare o rallentare la crescita nazionale.