IL “GIALLO” DEL PONTE, ALLARME DEI GEOLOGI: “UN PILONE POGGIA SU UNA FAGLIA SISMICA “

IL “GIALLO” DEL PONTE, ALLARME DEI GEOLOGI: “UN PILONE POGGIA SU UNA FAGLIA SISMICA “

“Allarme Ponte sullo Stretto: un pilone poggia sulla faglia, La società assicura: ‘È inattiva”, titola la Repubblica in un articolo a quattro mani firmato da Alessia Candito e Antonio Fraschilla. “Ponte sullo Stretto, allarme dei sindaci: ‘Il progetto è fermo. Ora coinvolgeteci”, scrive Paolo Viana inviato a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) da Avvenire, il quotidiano d’ispirazione cattolica. I due giornali riprendono le preoccupazioni di geologi e ingegneri sul progetto in corso. E anche se l’amministratore delegato della società costruttrice – Pietro Ciucci – butta acqua sul fuoco, il “giallo del Ponte” continua ad alimentare polemiche tra favorevoli e contrari.

PONTE (modellino)

Un modellino del Ponte sullo Stretto di Messina

Nell’articolo di Repubblica, si cita una mappa già presente nel progetto del 2011, e mai espunto nell’aggiornamento del 2023, secondo cui la faglia di Cannitello – sulla quale dovrebbe poggiare uno dei piloni a terra – sarebbe una delle cinque di “massima pericolosità” censite e identificate dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale). E un altro documento che contiene la “Carta di microzonazione della Calabria – Comune di Villa San Giovanni”, ancora più dettagliato del primo, conferma la stessa tesi.

In sostanza, la fascia rossa che corre lungo tutta la costa calabrese “non solo è classificata come faglia attiva e capace” (cioè, in grado di generare eventi sismici), ma anche come “zona a rischio maremoto e soggetta a liquefazione”. Spiegano i due giornalisti: “Stando alle linee guida approvate nel 2016, dopo il devastante terremoto dell’Aquila, nella zona in cui la società progetta di costruire il Ponte non si potrebbe tirare su neppure un pollaio”.

PONTE (rendering)

Il “rendering” del Ponte sullo Stretto di Messina

La realizzazione dell’opera, intanto, procede a rilento. Sintetizza Avvenire: “Espropri fermi, collegamenti complementari mai partiti, enti locali non coinvolti”. E perciò il quotidiano della Conferenza episcopale registra le voci dei sindaci e degli urbanisti che chiedono maggiore chiarezza e condivisione. Eccone un breve campionario.

“Il Ponte? Non lo faranno mai, perché non c’è abbastanza acqua”, dichiara all’inviato del giornale il sindaco di Campo Calabro, Sandro Repaci. E quello della Città metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, polemizza: “Noi di fronte alle accelerazioni sul Ponte abbiamo un approccio istituzionale, non abbiamo fatto barricate ma abbiamo ribadito la necessità che gli enti locali fossero protagonisti e potessero condividere il metodo di lavoro”. E ancora, Giusy Caminito, prima cittadina di Villa San Giovanni, reclama: “Non c’è un progetto di cantierizzazione che deve precedere la progettazione esecutiva. Si deve intervenire con opere preliminari sulla pubblica illuminazione, sulla rete idrica, sul depuratore; non dimentichiamo che servono interventi importanti sulla viabilità per fare di Villa lo snodo intermodale tra la Sicilia e l’Europa”.

Un Ponte, insomma, sospeso sul vuoto. Con una campata unica di 3,3 chilometri, costa 13,5 miliardi di euro. Ma sono 40 i chilometri di raccordi stradali e ferroviari da realizzare.

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