AMBIENTE A PEZZI: LE PROTESTE DEGLI ECOLOGISTI CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

AMBIENTE A PEZZI: LE PROTESTE DEGLI ECOLOGISTI CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Mentre divampano le polemiche sulla riforma dell’autonomia differenziata, appena approvata dal Parlamento e definita la “secessione dei ricchi” dall’economista Gianfranco Viesti, il mondo politico si divide su quella che le opposizioni hanno definito la “legge spacca-Italia”. In attesa del referendum popolare in cui i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi a favore o contro, gli ambientalisti si mobilitano in difesa di un inestimabile deposito naturale che appartiene alla collettività. È il caso, per esempio, di Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, noto al grande pubblico televisivo.

MARIO TOZZI

Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi

Con un interessante articolo intitolato “L’ambiente in frantumi”, pubblicato sul quotidiano La Stampa di Torino, l’autore lancia un allarme riassunto così nel sommario: “Per effetto della norma sull’autonomia, la tutela del territorio passa alle Regioni che potranno abrogare parchi nazionali, cancellare vincoli e anche aree protette. Qualcuna sarà più virtuosa dello Stato, ma i confini non sono amministrativi”. E cita un caso su tutti: con questa riforma, la salvaguardia di un patrimonio mondiale come la laguna di Venezia – sito Unesco dal 1987 – spetterà solo al Veneto. “Si tratta – commenta Tozzi – di un prevedibile disastro”. A suo avviso, per difendere l’ambiente “servono risposte globali coordinate”.

VENEZIA Piazza San Marco allagata

Venezia: piazza San Marco allagata dall’acqua alta

Spiega l’autore dell’articolo apparso su La Stampa: “La nuova legislazione italiana in materia ambientale sarà divisa in 20 legislazioni differenti con effetti che vanno dal paradossale al drammatico, passando per il ridicolo, come se l’ambiente potesse avere confini amministrativi di un qualche senso”. Una determinata Regione, per esempio, nell’esercizio dell’autonomia riconosciuta ora dalla riforma potrebbe abrogare un parco nazionale e istituirne uno regionale; oppure cancellare i vincoli ambientali e abrogare le aree protette. “Non è un caso che le legislazioni ambientali seguano in quasi tutto il mondo regole generali nazionali: è molto più complicato difendere aree protette e imporre vincoli ambientali se a chiederlo è il tuo elettorato sul territorio, condizionando il suo consenso alla libertà d’azione che gli viene concessa”.

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Una ripresa dall’alto, trasmessa sul Tg 5 (Mediaset)

Un altro aspetto ancora più grave, sottolineato da Tozzi, riguarda il fatto che il nostro Paese – a causa dell’incuria, della cementificazione selvaggia e anche per ragioni morfologiche che caratterizzano il suo territorio – detiene purtroppo il record europeo del dissesto idro-geologico: 620mia frane su 750mila censite in tutto il Continente. Un disastroso bilancio destinato ad aumentare con l’ultima ondata di maltempo che s’è abbattuta su Emilia Romagna e Veneto. Ogni regione – osserva il geologo – avrà la possibilità di modificare o annullare anche i vincoli sui rischi naturali che oggi sono imposti a livello nazionale”. Eventualmente, di concedere licenze edilizi o condoni su aree a rischio o di dover far fronte ai danni prodotti da alluvioni e terremoti con risorse esclusivamente regionali. Per non parlare, infine, della gestione delle acque e dei fiumi che attraversano diverse regioni e coinvolgono quindi diverse amministrazioni locali.

“In pratica – conclude l’articolista – il trasferimento alle Regioni delle competenze e risorse in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema, ama anche dei beni culturali, di governo del territorio, di trasporti ed energia, porterà a scelte territoriali differenti su temi cruciali, come i controlli ambientali, le politiche energetiche e la mobilità sostenibile”. Insomma, un “fai-da-te” ambientale che rischia di trasformare la nostra Penisola in un Paese-arlecchino.

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Nelle foto qui sopra e in alto, interventi dei Vigili del fuoco in seguito ad alluvioni e frane

Da registrare, poi, anche una protesta dei Vigili del fuoco veneti, segnalata su “X” dallo stesso professor Viesti, citando un articolo di Enrico Ferro apparso su Repubblica: “Il nostro – protestano i pompieri – è un corpo nazionale”. Appena approvata in Parlamento la riforma, l’assessore regionale alla Protezione civile del Veneto, Gianpaolo Bottaccin, ha lanciato la proposta di regionalizzare i Vigili del fuoco, sul modello della Provincia autonoma di Trento. “Il modello trentino – ha replicato subito il coordinamento regionale di Usb Vigili del fuoco, – è molto dispendioso in termini economici, come recentemente illustrato dalla Corte dei Conti”. E i rappresentanti dell’Unione sindacale di base aggiungono: “Altro aspetto da non sottovalutare sono le procedure operative e l’interoperatività con altre regioni”. A loro avviso, insomma, “se il Corpo sarà regionalizzato non avrà l forza economica di aprire nuovi sedi e arruolare un elevato numero di personale volontario, tale da coprire i turni di servizio”.

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