ECOMAFIA S.P.A. 2024: IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE SUI REATI AMBIENTALI, RIFIUTI E CEMENTO

ECOMAFIA S.P.A. 2024: IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE SUI REATI AMBIENTALI, RIFIUTI E CEMENTO

Aumentano in Italia i reati ambientali. A trent’anni dalla sua prima edizione, il Rapporto ecomafia 2024 di Legambiente registra una crescita degli illeciti a danno del territorio: salgono a 35.487, con un incremento del 15,6% rispetto al 2022. In media 97,2 reati al giorno, quattro all’ora. Nel complesso, un fatturato di 8,8 miliardi di euro all’anno. Dal 1995 al 2023, il totale ammonta a 259,8 miliardi.

La “voce” più rilevante riguarda i reati commessi nel ciclo dei rifiuti. Risultano 9.309, più di 25 al giorno, con un aumento del 66,1%. A seguire, il bracconaggio, il traffico di animali e l’assalto al patrimonio culturale.

“È un’economia illegale parallela che crea problemi all’ambiente, alle persone e alle imprese sane che subiscono una concorrenza sleale”, dichiara il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, in un articolo di Maria Elena Viggiano sul Corriere della Sera. E lui stesso aggiunge: “Per contrastarla è importante aumentare il livello dei controlli preventivi e mettere in condizione le Forze dell’Ordine e la magistratura di applicare le norme al meglio”.

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Con un’incidenza del 36,7%, quello del cemento rappresenta il settore principale dell’illegalità ambientale. Oltre alla costruzione di nuovi edifici o agli ampliamenti più rilevanti di immobili che spesso rimangono incompiuti, con conseguente consumo del territorio, il ciclo è più ampio e comprende le attività estrattive e di lavorazione dei materiali per l’edilizia. O gli appalti truccati, con una filiera di imprese affidatarie o subaffidatarie dei lavori. E dal cemento, il passaggio al trasporto e allo smaltimento dei rifiuti diventa naturale.

“Dal 2002 al 2024 – dichiara nello stesso articolo Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente – abbiamo censito 608 inchieste che coinvolgono 1.691 aziende, ma siamo riusciti a monitorare solo il 50 per cento dei rifiuti presi in esame”. Si tratta di circa 60 milioni di tonnellate, in particolare rifiuti industriali misti e fanghi di depurazione. E, a parte il trasporto, gli illeciti riguardano spesso gli illeciti riguardano anche le dichiarazioni sulla quantità o la tipologia dei rifiuti da smaltire.

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Scrive ancora la giornalista del Corriere: “Ora le inchieste dimostrano come le organizzazioni criminali sono capaci di entrare nei meccanismi di economia circolare, nella gestione illecita dei rottami ferrosi o nella filiera dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche”. Tra questi, si ritrovano anche i pannelli fotovoltaici esausti che vengono rivenduti nei Paesi in via di sviluppo.

Il 43,5% dei reati ambientali si concentra nel Mezzogiorno e in particolare nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. “Questi numeri – conclude il Rapporto di Legambiente – richiedono una strategia nazionale di lotta all’ecomafia che ancora non esiste”. E, ovviamente, oltre che sull’ambiente e sul territorio le conseguenze si riversano anche sulla salute dei cittadini.

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Sono quattro le categorie dei reati ambientali, disciplinati sia a livello nazionale sia internazionale.

Inquinamento: causato da emissioni di sostanze nocive nell’aria, nelle acque o nel suolo, violando i limiti stabiliti dalla legge.
Gestione illegale di rifiuti: include lo smaltimento o il trattamento illegale di rifiuti pericolosi e non pericolosi, e il traffico illecito di rifiuti.
Disastri ambientali: gravi alterazioni dell’ecosistema causate da attività umane, come fuoriuscite di petrolio o incidenti industriali.
Abusi nell’edilizia e nel territorio: costruzioni non autorizzate in aree protette o vincolate e violazioni delle normative urbanistiche e paesaggistiche.

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